Cronobiologia e pomeriggio. Che legami ci sono? Ne parliamo oggi con il prof. Roberto Manfredini, Direttore della clinica medica universitaria di Ferrara e autore di "Un tempo per ogni cosa" (Piemme)
Nella seconda parte di programma invece "viaggiamo nel tempo" per andare alla scoperta di personaggi o scoperte che hanno cambiato la storia della medicina. Ci aiuta in questo viaggio la penna di Andrea Vitali, autore tra i più prolifici e letti del panorama italiano
Leggi qui la storia:
Microscopio
“ Vedere le cose minime “ è un’espressione che potrebbe uscire dalla penna di un poeta, sorta di invito a non trascurare i dettagli della vita, le piccole cose quotidiane. Per quanto suggestiva però l’abbiamo estrapolata dalla storia di una grande invenzione nell’evoluzione della medicina, quella del microscopio. Autore nientepopodimeno che Galileo che accompagnò con questa frase il suo occhialino per vedere le cose minime inviato al fondatore dell’Accademia dei Lincei. Come spesso accade in tema di grandi scoperte, l’origine del microscopio, quello semplice che poi porterà al perfezionamento in ottico, è controversa e stando alle cronache i suoi primi modelli nascerebbero in terra d’Olanda, la stessa che partorirà vent’anni più tardi il telescopio. Be’, non si può certo dire che fu una gran fortuna per il microscopio nascere in una famiglia siffatta: un po’ come se il capofamiglia si fosse aspettato un primo figlio maschio. Femmina invece, e trascurata, mentre per il secondo lungamente atteso si stappano le bottiglie del vino migliore, si danno feste, ci si rallegra. Metafora ovviamente che serve per illustrare il rapido sviluppo del telescopio, come se a lui venissero riservati i bocconi migliori, a scapito del microscopio nutrito con avanzi. Il telescopio infatti rivoluziona l’astronomia, indaga i grandi spazi, pone quesiti filosofici, incentra su di sé l’attenzione degli scienziati che nel frattempo continuano a calpestare le cose minime. Come in certi romanzi dell’ottocento però il microscopio, pari a un orfano o a un figlio diseredato, non cede a quello che parrebbe un desolante destino. Trova nell’inglese Robert Hooke il buon samaritano che gli offre una casa e ne illustra le potenzialità in un libro corredato da immagini sconcertanti: insetti, mosche, pidocchi, piccoli mostri appartenenti al mondo delle cose minime cui aveva fatto cenno l’ottimo Galileo. E’ l’inizio di una catena di eventi che permetterà il riscatto del figlio maggiore della famiglia di cui si diceva. Quasi a voler emendare l’iniziale disinteresse è proprio un olandese, Anton van Leeuwenhoek, ottico e naturalista ma soprattutto soggetto di grande curiosità, a prendersi cura dell’adolescenza del microscopio. Autodidatta, e non potrebbe essere altrimenti in una storia di scoperte dall’alone romanzesco, egli raffina lo strumento portando a ingrandire sino a 270 volte la “ cosa minima “ osservata, applicando specchi riflettenti concavi e fonti di illuminazione come le candele. Non sarebbe completa la pur breve storia del microscopio ottico se non si citasse anche Cornelius Drebbel, pure lui olandese, inventore e alchimista che si segnala in questo campo per aver messo a punto un microscopio composto ma forse, rispetto ai suoi colleghi, più noto per aver messo a punto nel 1624 il primo sottomarino della storia. Ma tornando al nostro Anton van ( ci fermiamo davanti al quasi impronunciabile cognome ) ci piace segnalare la sua sorpresa quando, grazie alle sue lenti, osservò le cose minime, la vita minima dentro la goccia d’acqua di uno stagno. E’ il momento in cui il microscopio lascia lo status di dilettante per diventare un professionista tra le mani di professionisti che lo useranno per conoscere a fondo la complessità degli esseri viventi fatta di cose minime in stretta collaborazione tra di loro senza le quali noi non ci saremmo.
Comentarios